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giovedì 30 aprile 2009

Quella notte maledetta mentre ero sotto il letto e sentivo tutto muoversi, scuotersi, cadere, pensavo solo ad una cosa: -Sta succedendo- Non pensavo ai miei genitori al piano di sotto, o agli amici, non pensavo neanche a me. Non pensavo a niente. Aspettavo. Aspettavo impotente la fine di qualcosa. Forse la mia. Aspettavo il crollo della casa. Sono stato fortunato.

Sonno


All'inizio non riuscivo a dormire perché da disteso rivivevo la notte della scossa maledetta.

Adesso va decisamente meglio, con qualche ricaduta che si insinua ogni tanto dispettosa rovinandomi il riposo.


Sono un fortunato. Da quando è successo quello che è successo, a parte la prima notte in bianco e la seconda in macchina, non ho dormito un solo giorno in tenda.

mercoledì 29 aprile 2009

Combattere i demoni


Da venerdì sono tornato in città per riprendere il lavoro, ospite, per il momento, della mia collega Germana. Oggi sono stato nel blindatissimo centro storico per fare un po' di riprese. Uno scenario che ti toglie la voglia di vivere e di ripartire.

lunedì 20 aprile 2009

Solidarietà e sciacallaggio

Due giorni dopo quella maledetta scossa giungo con la mia famiglia in un Hotel di Lanciano. Scappiamo come molti altri alla prima occasione senza farcelo ripetere due volte. Qui, lontano e a mente sempre più lucida, mi rendo conto che con il passare del tempo esce fuori sempre di più l'essenzialità dell'uomo fatta di elementi contrastanti. Rabbia e paura, voglia di ripartire che si mischia al dolore e alla rassegnazione che niente sarà come prima, solidarietà e sciacallaggio.
Ragazzi che non hanno più una casa che si mettono a disposizione per alleviare la sofferenza altrui, ma anche negozianti di vario genere che iniziano a speculare sulla disgrazia a partire dal giorno dopo. Le prime due le ho viste con i miei occhi quando ero ancora in città: la panetterie affianco alla chiesa delle Anime Sante che invece di regalare il pane che aveva in negozio, vecchio di tre giorni tra l'altro, lo ha venduto al doppio del prezzo; come la farmacia in Corso Federico II del Dottor Pulcini che ha venduto a mia madre uno stick di burro cacao a 4,5 €!! (aveva le labbra secche e gonfissime per la polvere e la disidratazione e non ne poteva fare a meno). Come quello, l'ho saputo dai mezzi d'informazione, denunciato per aver venduto un kg di carne a 80 €. E poi gli sciacalli classici, quelli che per rubare indisturbati tra le macerie o dentro le case sono arrivati a rubare le pettorine della protezione civile. E poi c'è lo sciacallaggio dei big della politica nazionale di ogni colore che scendono ogni giorno da due settimane a questa parte per raccogliere voti e mantenere alta la loro popolarità. Tutti tranne Pierferdinando Casini. Ed è questa l'unica vera piacevole sorpresa in questo desolante panorama che osservo da lontano al caldo.
Il politico che più di tutti dovrebbe fare qualcosa per far ripartire una città resettata è , ovviamente, il nostro presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ma alle sue contraddizioni e alle sue chiacchiere siamo abituati da tempo, le sue smentite come al solito si susseguono velocissime sparando balle sempre più inverosimili. Le nostre case, a sentir lui, è come se fossero tutte quante già ricostruite. Dove c'è una telecamera c'è lui, più ce ne sono più deve esserci. Telecamere e microfoni sempre difettosi che lo fraintendono sempre, complici anche il taglia e cuci dei giornalisti nemici, anche in questi momenti difficilissimi.
Poveri noi...

mercoledì 15 aprile 2009

Ancora su quella notte maledetta

Intanto la prima notte prosegue in Piazza Duomo. Iniziano a circolare le voci che alla Casa dello studente la situazione è gravissima, che ci sono rimasti prigionieri moltissimi ragazzi, che la Prefettura è crollata del tutto, ma sono solo voci, chi ha il coraggio di muoversi da lì? Intaanto le scosse di assestamento continuano, si iniziano a sentire le sirene del pronto intervento, durante una scossa un pezzo enorme di cornicione cade davanti ai nostri occhi mentre tutti noi cerchiamo di rimanere il più possibile al centro della piazza occupata in parte da automobili. Una ragazza di colore chiacchiera al telefono passeggiando sotto un palazzo come se non si accorgesse di quello che accade. Le urliamo di togliersi da lì. Una cabina del telefono è stata trasformata in un bagno per signore. All'ennesima scossa una donna alza gli occhi al cielo e urla: -Basta! Adesso Basta!!-
L'alba arriva così, tra un sussulto e un altro. Mano mano che la luce aumenta vediamo meglio i danni alla cupola delle Anime Sante, che Via Cimino e ridotta maluccio, che la Curia presenta danni esterni notevoli. La farmacista che abitava sopra il suo negozio, affianco la Curia, è morta schiacciata tra le macerie.
Le due fontanelle della piazza funzionano ancora, alcuni bevono per togliersi la polvere dalla gola, altri si lavano le ferite. Siamo tutti ricoperti di polvere, i miei capelli sono luridi ma me ne frego: sono vivo.

domenica 12 aprile 2009

Quella notte maledetta

Come molta altra gente anch'io ero tornato a dormire dopo l'ennesima scossa delle 23.00, anch'io avevo pensato che per oggi era finita, che avremmo dormito quella notte, che il peggio era passato. E invece il peggio doveva ancora iniziare. Alle 3.32 mi sveglia la solita esplosione seguita dal tremore solo che questa volta non smette subito come le altre volte. La prima cosa che sento cadere sono i bicchieri di vetro della mia collezione che ho, che avevo, quasi di fronte al letto mentre la scossa continua. Istintivamente mi butto sotto il letto tremante, il rumore che sento adesso nella completa oscurità della stanza insieme ai bicchieri che si frantumano al suolo è quella del calcinaccio che inizia a staccarsi dal muro, subito dopo è la volta di una mensola piena di CD che si schianta di fianco al letto. È tutta la stanza, la casa, la terra ad ondeggiare furiosa. Finalmente dopo venti secondi, verrò a sapere qualche giorno dopo, la scossa finisce. Esco dal mio rifugio sotto il letto. Mia madre e mio padre sono già per strada, lei mi chiama disperata, le urlo che sto bene e che sto scendendo. Devo vestirmi, non indosso il pigiama. Cerco di farlo il prima possibile. Accendo la luce del letto. Infilo i pantaloni jeans la camicia e la felpa al volo. Le scarpe realizzo di averle fuori sul balcone. Le prendo senza neanche uscire fuori, mi basta aprire la porta. Le afferro velocemente mentre un'altra scossa comincia e finisce qualche attimo dopo e mia madre da fuori continua ad urlare il mio nome e a chiedere: -Perché ci mette tanto?-. La porta del balcone è ancora aperta, le dico, le urlo che sto scendendo. Per terra c'è l'inferno, di tutto, libri, mobili, DVD, polvere, intonaco. Cerco il cellulare, gli occhiali da vista: non li trovo. Non c'è tempo per cercarli, mio padre mi ordina di scendere immediatamente, sento la sua voce per le scale. Dobbiamo assolutamente uscire all'aperto. Scendo le scale, esco fuori, per strada insieme ai miei genitori ci sono alcuni vicini di casa. Per terra pezzi di case crollati, nell'aria polvere e rumori di allarmi. -Perché ci mettevi tanto?- mi chiede mia madre urlando, piangendo, occhi sbarrati, sguardo spaesato che non riconosce il posto in cui si trova. Dobbiamo uscire da quella strada troppo stretta e arrivare prima di subito in Piazza Duomo, salendo lungo via Cimino la situazione peggiora passo dopo passo. Pezzi sempre più grossi di palazzi occupano quasi tutta la strada. Dobbiamo assolutamente uscire di qui, le scosse di assestamento continuano imperterrite, padrone della situazione. La figlia dei vicini inciampa su alcuni detriti, si rialza subito. Sopra la pasticceria Tironi un pezzo enorme di edificio resta attaccato al resto penzolando. Finalmente raggiungiamo Piazza Duomo. C'è già molta gente. Alcuni non hanno fatto in tempo neanche a vestirsi. È notte fonda, saranno le 3.40. Anche lì c'è polvere e rumore di allarmi impazziti. In mezzo a tutto quel casino siamo tutti spaventati, imbambolati, isterici, increduli che sia accaduto realmente. La prima cosa che facciamo un po' tutti è di cercare tra la folla qualche conoscente. Qualcuno gira spaesato, un ragazzo è seduto per terra con la mani sulla testa, un altro gira in mutande e canottiera, qualcuno è ferito ma non si lamenta. Mia madre ancora non riesce a riprendere bene il controllo, mio padre cerca di nascondere la sua agitazione per non agitare ulteriormente mia madre. Tra la folla deviamo una famiglia di amici e gli andiamo in contro. La loro vicenda ha del tragico e del miracoloso: dopo la scossa delle 23.00, la figlia Giuliana aveva deciso di addormentarsi nella casa dei genitori a fianco la sua. Loro si salvano la casa affianco crolla uccidendo gli abitanti che abitavano di sotto. È allora che mi rendo conto per la prima volta di essere sopravvissuto a qualcosa di veramente mostruoso. Ma è ancora notte, non ci si rende ancora conto della gravità della situazione.